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Home » Tutte le notizie » Arcade: la vergogna di un ciclismo “senza palle”
Ruote Ruggenti

Arcade: la vergogna di un ciclismo “senza palle”

Andrea FinBy Andrea Fin7 Agosto 2017
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Pausa Gelato ad Arcade. Arcade fa dei gelati buonissimi. E ieri ha fatto il botto. Una fila lunga al banco frigo. Tutti i corridori a prendere il gelato. Del resto non avendo fatto la gara, si sono consolati leccando la malaga, il pompelmo rosa, lo zenzero e soprattutto la Bomba: cioccolato fondente, rigorosamente senza latte.

photo scanferla 119X6963I FORZATI E LA VERGOGNA – Perché, si sa, l’acido lattico accumulato ieri sulle salite del Montello, si è fatto sentire. 134 corridori sui 150 partenti, tutti in fila ad assaporare leccornie, mentre 17 “forzati del pedale” stavano completando la loro corsa. Che sarebbe la stessa alla quale dovevano partecipare anche gli altri 134 corridori fermi in pausa gelato.

Definire vergognoso il comportamento del gruppo nella gara di Arcade è semplicemente togliere rispetto al termine vergognoso, che ha in se il senso del pudore. Pudore che non hanno avuto i corridori ieri. Mancanza di rispetto e di pudore che non hanno avuto nemmeno i direttori sportivi in corsa, tutti insindacabilmente, permettendo ai corridori di fare ciò che volevano, ovvero ritirarsi, in una corsa pre – ferragostana.

Ci può stare il caldo, la stanchezza, la voglia di mare e vacanza e stare a pancia all’aria e bere spritz. Cosa che dovrebbero effettivamente fare sia i corridori che hanno corso (oddio, “corso” è una parola grossa) che i direttori sportivi in ammiraglia. Nessuno con una personalità forte da prendere le redini della corsa, nonostante i giudici avessero intimato di non far aumentare i vantaggi già abissali, oltre 7 minuti il gruppo dalla fuga. Per costringere a fermare tutti.

MONTELLO GLORIOSO – 60 chilometri di pianura in circuito e poi cinque giri sul Montello, quel Montello glorioso dove cento anni fa sono morti migliaia di soldati, stessa età dei nostri corridori di oggi, per donare una Italia che i corridori di oggi ne hanno infangato la memoria, corridori che invece nel 1985 sulla salita dei Mondiali hanno dato l’anima. Un certo Jop Zoetelmeck vinse nel 1985 a 40 anni davanti a un certo Moreno Argentin e a un tale Greg Lemond.

Quelli si che hanno fatto la storia del ciclismo. Quelli di oggi solo la storia di una vergogna. Mancanza di rispetto e di pudore nei confronti degli organizzatori che hanno speso soldi, tanti, per mettere in cantiere una corsa, alla faccia di chi si lamenta che non ci sono corse, dei team che porta o a correre corridori che non finiscono la corsa, anzi, si ritirano in gruppo dopo 60, dico 60 chilometri. Team che spendono fior di quattrini per bici abbigliamento e altro, e direttori sportivi che non hanno “grinta” ( ovviamente volevamo scrivere altro ma l’auto censura ce lo impone) e non hanno più il ruolo di educatori.

I giudici ci hanno provato a dire di non permettere un divario incolmabile. Sottovoce un giudice ci confida : “Che dovevamo fare, picchiare con la mazza sulla testa dei direttori sportivi?”. Corridori che seduti già a bordo strada con panino in bocca da addentare, dopo aver fatto la fatica di un G1, dicono: “Eh ma la gara era troppo lunga e poi noi eravamo rappresentati nella fuga”. Altri, assaporando il gelato al pompelmo e zenzero (perché serve per l’allenamento…eh già perché oggi solo quello hanno fatto e pure male) dicono: “Ma tanto c’erano delle squadre rappresentate in fuga e chi tirava?”.

Altri che che si giustificano dicendo: “Eh ma ci sono due squadre più forti, noi non riusciamo a competere con questi”. E allora che correte a fare? 

Corridori azzurri e pure capopopolo che fermano il gruppo al primo Gpm. Ma tanto loro vanno già a fare le corse in maglia della nazionale. E poi ci si lamenta se non abbiamo corridori di spessore tra i professionisti o rappresentativi. E le squadre Wordl Tour non vogliono i nostri. Se questi sono i risultati! Allora mare per tutti, tuffi liberi a Jesolo, spritz fino ad ubriacarsi, tanto di questo ciclismo non ne abbiamo bisogno.

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Andrea Fin
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Giornalista, appassionato di ciclismo, ha iniziato a pedalare a 7 anni e dal 2005, insieme a Riccardo Scanferla, ha fondato Ciclismoweb.net diventandone direttore responsabile. Attento osservatore del mondo delle due ruote, oggi è anche un apprezzato opinionista nello studio televisivo di Teleciclismo.

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