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Home » Tutte le notizie » Amanti, amatori e falliti: Gran Fondo da cambiare
Editoriali

Amanti, amatori e falliti: Gran Fondo da cambiare

Andrea FinBy Andrea Fin31 Ottobre 2016
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Pagano per correre. Hanno sponsor, ammiraglie, dottori e santoni al loro seguito. Hanno pure abbronzature da “Grande Fratello” e calzino bianco alto fino a metà polpaccio per mostrare la propria virilità. L’occhio iniettato di sangue e quando tagliano il traguardo per loro non si tratta di una semplice vittoria o di una sconfitta, ma di un trionfo planetario o di una ingiustizia senza pari. Hanno vestito maglie di campioni di quartiere, del comune, della provincia, sono campioni regionali, nazionali, europei, pure campioni del mondo e intergalattici. Si ricordano a memoria tutte le loro vittorie e sui social hanno fans pronti ad applaudire e celebrare ogni nuova impresa: “Tu si che sei un campione, no quelle mezze checche che fanno i professionisti” scrivono i loro sostenitori… come? Ah sì, certo, dimenticavo: “loro”, quelli di cui stiamo parlando, non sono professionisti. Per una volta sono amatori. Anzi no, nemmeno quello, sono dei semplici falliti.

gf artFALLITI – Sono quei personaggi che in questi giorni, come qualche mese o qualche anno fa, sono stati trovati positivi dopo aver vinto Gran Fondo e campionati amatoriali di ogni tipo. Sono coloro che si guadagnano copertine e primi posti nelle griglie delle Gran Fondo italiane. Sono gli stessi che gettano ulteriore fango sul mondo del ciclismo, tradendo il patto fondamentale per chi pedala.

Non importa se vai in bici per un chilometro o per 20 giorni di fila, il comandamento unico e inviolabile è: NON BARARE.

Non si bara non perchè forse al traguardo c’è l’antidoping ma perchè ogni volta che si viene pescati con le mani nella marmellata si tradisce il rapporto con istituzioni, sponsor e tifosi. Non si bara perchè non ha senso rischiare la propria salute per vincere una Gran Fondo che dovrebbe essere, invece, una festa. Non una corsa ma una manifestazione basata sui numeri dei partecipanti, sul godersi il paesaggio e i prodotti tipici di un territorio. Non sulle prestazioni.

Ormai i “falliti” che infangano anche il ciclismo amatoriale non fanno più nemmeno notizia. La loro miseria è tale che nemmeno nel loro momento più basso riescono a finire sui giornali, fatta eccezione per qualche rotolo di carta igienica che ancora si ostina a dar loro spazio.

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AMATORI – Ma i “falliti” del pedale esistono perchè esistono gli amatori. Ovvero coloro che ogni domenica pagano per correre al fianco dei “falliti” e che muoiono dal desiderio di diventare famosi come quelli là. Esistono amatori pronti a scannarsi per il 100° posto alla Nove Colli o alla GF di Roma. Esistono sponsor per squadre amatoriali che vorrebbero essere “agonistiche” e che intanto tolgono ossigeno alle squadre giovanili. Eliminare gli ex agonisti o togliere le classifiche nelle gran fondo non basta, le scappatoie sono facili da trovare quasi come i farmaci per fare una corsa da sogno.

AMANTI – E allora cosa resta da fare? Terminati i falliti, passati gli amatori, resteranno solo gli amanti della bicicletta. Quelli che non hanno bisogno di un numero sulla schiena per sentirsi vivi. Quegli innamorati delle due ruote a cui basta pedalare per essere felici, che magari sono maniaci della bicicletta o dei percorsi ma per passione vera non per tardive ambizioni. Non sono alla ricerca di una ribalta effimera ma di un piacere ben più duraturo.

La distinzione sembra cosa ardua ma non lo è: basta guardarli in faccia. Non hanno bisogno di occhiali scuri per nascondere sguardi spiritati e il loro sorriso dopo il traguardo è sincero, così come la loro fatica. E se la Federazione non riesce a farlo, il gesto forte e significativo lo possono fare loro, gli amanti del ciclismo: ci si può rifiutare di partire nello stesso gruppo dei falliti, ci si può ribellare al sistema, si può rivendicare il diritto di terminare il percorso lungo in sicurezza anche ad un’ora di distanza dal fallito di turno. Perchè l’eccezione è lui, non chi interpreta lo spirito vero dei raduni amatoriali.

Perchè finchè le Gran Fondo saranno solo fabbriche di utili economici, continueranno ad essere terreno fertile per far crescere e prosperare i soliti falliti; i lupi potranno continuare a correre in mezzo agli agnelli, fino a quando ci saranno percoroni disposti a farlo…

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Andrea Fin
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Giornalista, appassionato di ciclismo, ha iniziato a pedalare a 7 anni e dal 2005, insieme a Riccardo Scanferla, ha fondato Ciclismoweb.net diventandone direttore responsabile. Attento osservatore del mondo delle due ruote, oggi è anche un apprezzato opinionista nello studio televisivo di Teleciclismo.

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