Cinque Tour de France, quattro mondiali strada, cinque Giri d’Italia, una Vuelta, così tanto per assaggio. Insomma non per nulla è stato soprannominato il Cannibale. Pensavate eh che stessimo parlando di Tommaso Elettrico… e invece no, parliamo di Eddy Merckx. Diciamo quello che in gergo ciclistico viene definito un Campione. Le Gran Fondo alle quali partecipa lui, il Cannibale, pedala, semplicemente perché portano il suo nome.
IL CAMPIONE E I CAMPIONI – Tommaso Elettrico, invece, il Re o il Principe delle Gran Fondo, come ama definirsi nei suoi comunicati stampa, fa una fatica pari a quella che faceva Merckx nel correre. Allenamenti, estenuanti, ripetute, alimentazione, dietologi, staff medico e di preparatori, tabelle di allenamento, tecnologia all’avanguardia per controllare i watt, ritiri e concentrazione, gare e allenamento in preparazione agli appuntamenti importanti come il Campionato del Mondo (per cicloamatori, lo ricordiamo) che ha vinto a Varese pochi giorni fa.
Tanto di cappello a chi si impegna così. Francamente per un palmares di altissimo profilo come il suo nel mondo amatoriale ci vuole impegno e costanza. A patto, però, di non confondere il mondo amatoriale con quello del ciclismo vero. La maglia che viene donata in premio riporta quasi gli stessi colori, ma il valore è completamente differente. Una differenza minima, quasi impercettibile, a leggere il comunicato stampa diramato dal neo-iridato Tommaso Elettrico e che vi proponiamo integralmente di seguito.
Chi scrive ha iniziato la carriera giornalistica nel ciclismo 32 anni fa, praticamente Tommaso Elettrico non era ancora nato. E qualche campione lo ha pure visto correre e intervistato. Un Moreno Argentin, un Francesco Moser, per arrivare a un Alessandro Ballan o a un Peter Sagan, tanto per citare gli ultimi citati dal comunicato stampa di Tommaso Elettrico. Un nome che non si può scordare facilmente. Un corridore proveniente da Matera, diventata città Patrimonio dell’Unesco e ora importante a livello mondiale, ce lo saremmo ricordato.
IL PALMARES – Per rifrescare i ricordi basta scorrere il suo palmares giovanile: questo ragazzo nato nella metà degli anni ottanta che cerca di affermarsi come corridore. Si sposta a correre in Toscana, e ottiene un sesto posto, ci dicono, in una gara, quando era tesserato per la Giusti per l’Edilizia. Poi il passaggio tra gli under23, sempre in Toscana, con il Team Valdelsano nel 2005. Rimane sei mesi e quindi il grande salto alla Delio Gallina dove pare non abbia ottenuto piazzamenti di rilievo. Ancora un altro anno, nel 2007 in Veneto alla Giesse 93 Promosport dove forse l’arrivo non lo vedeva. Ma si sa in Veneto c’è spesso la nebbia, piove, o c’è troppo caldo. E non sempre è facile vedere l’arrivo anche per un campione.
Poi il passaggio alle Gran Fondo, a 22 anni. Giustamente convinto delle proprie potenzialità di campione ha trovato chi gli ha dato spazio e ha creduto nelle sue doti che in gioventù non era riuscito a dimostrare. Magari era solo questione di lingua. Il Veneto o il lombardo non sono semplici da capire per chi arriva da Matera.
L’IRIDE – Insomma dal 2009 cicloamatore a tutti gli effetti e la sua trasformazione a campione. Tutto può accadere nella vita, che magari in un atleta ci sia una crescita più lenta rispetto ai suoi pari età, magari la mancanza di fiducia nelle proprie potenzialità, o anche le poche opportunità. E domenica è diventato campione del mondo a Varese. Tra i cicloamatori. Lo ricordiamo, senza nulla togliere alla sua felicità, cicloamatori restano… Eddy Merckx e Alessandro Ballan, vincitore a Varese nel 2008 tra i professionisti, sono ben altra cosa.
In ogni caso, comunque la si voglia pensare, due minuti vi consigliamo di perderli per godervi, magari con il sorriso sulle labbra, l’annuncio trionfale (lo riportiamo di seguito integralmente) della vittoria iridata di Tommaso Elettrico: il campione del mondo… dei cicloamatori.
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TOMMASO ELETTRICO VESTE L’IRIDE: E’ CAMPIONE DEL MONDO
È la maglia simbolo del ciclismo. Resa epica da Binda a Merckx passando per Coppi, Freire, Bettini e Sagan, è l’icona della semplicità che diventa leggenda. Un fondo bianco, cinque fasce colorate trasversali ed è subito mito. È un simbolo chiaro, inequivocabile. Significa una cosa sola: chi la indossa è il campione del mondo. Come Tommaso Elettrico, che ieri, a Varese, l’ha vestita per la prima volta nella sua lunga carriera.
Il corridore materano è campione del mondo. Tre parole, 16 caratteri, bastano per racchiudere tutti i significati, le implicazioni, ma anche i sacrifici e la tenacia che si celano nell’ambita maglia iridata.
Tommaso Elettrico ha tagliato con un urlo di gioia il traguardo di Varese, lì dove dieci anni fa Alessandro Ballan conquistava l’ultimo titolo mondiale tra i professionisti per il nostro Paese. E lo ha fatto indossando la divisa bianco-azzurra della nazionale italiana, una maglia conquistata dopo quella che senza mezzi termini può definirsi la stagione più bella e più completa di sempre.
Ha chiuso in 3h24’36”, precedendo due belgi dal nome pesante (2° Niel Merckx e 3° Rèmi Cara) ma soprattutto riuscendo a cavare un ragno dal buco. Ovvero dando il meglio di sé su un tracciato non propriamente idoneo alle sue caratteristiche: 130 km, “solo” 2000 metri di dislivello, non un percorso adatto al materano, perché prevedeva salite corte e dure. Dure, ma pur sempre corte. Solo il finale esplosivo poteva adattarsi ed è li che Elettrico si è giocato le carte giuste, portando la maglia azzurra targata CPS sino alla vittoria: «Ho vinto su un percorso non adatto alle mie caratteristiche, ma con un arrivo molto esplosivo. Non ci credevo sino alla fine, ma mi son detto: se mi portano sin lì, agli ultimi 2 km per salire su a Varese provo il tutto per tutto – ha raccontato il neo campione del mondo spiegando una tattica tanto cristallina quanto azzardata – E così è stato, siamo arrivati in 20 sotto l’ultima salita, ho azzardato una stoccata, sono rimasto subito da solo e sono arrivato con 5 secondi di vantaggio su 10 inseguitori».
Il Principe delle gran fondo ha ricevuto l’incoronazione più bella, la più completo. Per un anno vestirà, in ogni corsa, il simbolo del primato mondiale nella prima fascia master, ovvero quella compresa tra i 19 e i 34 anni, la più combattiva di sempre nel settore granfondistico.
«Vincere questa corsa, vestire questa maglia è una sensazione troppo bella – ha dichiarato commosso il neo campione del mondo dopo averla ricevuta dalle mani del vice presidente UCI Renato di Rocco – Il coronamento di tutti i sacrifici fatti sino ad oggi. Solo la costanza dà queste belle soddisfazioni. Con questa maglia credo di aver chiuso un cerchio iniziato con le strade Bianche ad inizio stagione».
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