Filippo Zana trionfa a Capodarco esattamente cinque giorni dopo il trionfo del compagno di squadra Fabio Mazzucco a Poggiana. Una settimana di gioie e dolori quella del team di Porta San Tomaso. La gioia del trionfo di Mazzucco nella spettacolare gara di Poggiana, macchiata il giorno dopo dalla non negatività per una pomata, di Marco Cecchini.
Morale sotto i tacchi per quattro giorni. Ma l’annuncio arriva presto da Barzi : “Vedrete, risorgeremo presto. A Capodarco ci faremo valere”. E così è stato. Fabio Mazzucco passa il testimone della vittoria a Filippo Zana. Una coppia considerata tra le migliori del mondo giovanile dei dilettanti. Perfezione tattica a Capodarco come noi mai. “Stare in una continental e correre con i professionisti aiuta molto – spiega subito dopo l’arrivo Fabio Mazzucco -. Il confronto con la classe superiore è fondamentale. Abbiamo imparato tatticismi che tra i dilettanti non ci sono. Abbiamo imparato ad essere attendisti. Lasciare sfogare gli avversari prima in pianura e poi in salita. E quando capiamo quando è il momento di attaccare. Tra i professionisti le corse sono lunghe quasi sempre sui duecento chilometri, quindi abbiamo acquisito maggiore resistenza”.
Ha giocato di tattica e di astuzia Filippo Zana. Facendo perfetto gioco di squadra con Fabio Mazzucco che ha fatto da “lepre” come si dice in gergo nel mondo dell’atletica. Negli ultimi giri ha messo il naso fuori dal gruppo. Tutti attendevano l’attacco di Mazzucco che ha trascinato su di se attenzioni e corridori. E intanto Filippo Zana sferrava l’attacco decisivo, lasciando sui pedali dell’ultimo chilometro anche Sobrero. E così Capodarco ha il suo re continental. Una corsa da vivere con emozioni quella di Capodarco. Considerata dagli “yellow” il campionato mondiale di primavera. Ma quest’anno come lo scorso anno a rovinare la festa della sagra dell’arrosticino e delle miss(e) (come le chiamano nella frazione collinare di Fermo), a creare spettacolo come se fosse un carnevale di Rio di mezza estate con le Oba Oba, caricate sul pianale di un furgone ci si è messo di mezzo il Tour de L’Avenir.
La corsa tappe più prestigiosa al mondo e che si corre per nazionali ha strappato all’iridato circuito di Capopdarco i migliori corridori al mondo. E alla fine si è trattato di una festa tutta tricolore. Esattamente come il tricolore pitturato sul muro di cemento che porta al’arrivo della GP Yellow. E comunque tante corse dovrebbero prendere esempio da Capodarco.
Una corsa che si trasforma in festa di popolo, sagra, balli e cotillons, spettacolo, ciclismo e allegria. Con una concitazione in gara fatta di moto (un numero infinito a far da passerella), comunicazioni radio che messe tutte insieme, compresse in un solo giorno, in 180 km e sei ore fanno come un intero Tour de France. E soprattutto un circuito da ripetere più volte che va dal livello del mare, sul lungomare intasato di auto e gente in costume lungo i rettifili lungo mare alla collina con pendenze da bicicletta all’insù. Nessuna pretesa di corsa che parte da A e arriva a B, senza rispettare il volere degli spettatori e appassionati.
Loro i corridori li vogliono veder passare tante volte, tifare ed esaltare i propri beniamini, vederli soffrire in salita, incitarli anche senza infilarci l’ennesimo e distruttivo sterrato. Tutti insieme appassionatamente a mangiare nella comunità dove la gente soffre. Per vedere come si potrebbe stare invece di mangiare arrosticini, salsicce e guardare i lato B delle miss(e). Per ricordarsi che cenere siamo e cenere ritorneremo. Ma a Capopdarco che sia rigorosamente yellow….