“Hai presente un muro? Ecco un muro invisibile, sottile, che divide gli italiani dai tedeschi. Un muro che divide lo sport e che influenza anche la nostra continua difficoltà a reperire ragazzini di ceppo tedesco che però sono italiani a tuti gli effetti per farli correre nelle nostre società”.
Si parla di Italia unita, di problemi del ciclismo ma ti sposti in Alto Adige, a Bolzano, in occasione dell’arrivo dell’ultima tappa del Tour of The Alps (nella tappa vinta da Fausto Masnada ) e ti accorgi di essere in un’altra Italia. A raccontarcela è Sandro Dal Lago, presidente del G.S. Alto Adige, società molto attiva nel ciclismo, nato e cresciuto a Bolzano, ma di famiglia di origine veneta. “Pensate che quando andavo a scuola alle elementari e alle medie, stavamo dentro un istituto e c’erano due cancelli di entrata, uno per gli italiani e uno per i tedeschi. Nel cortile della scuola c’era addirittura una rete che divideva noi bambini. Non ci doveva essere promiscuità tra italiani e tedeschi, anche se eravamo solo bambini e volevamo solo giocare”.
Una divisione che esiste anche nello sport, come ci conferma:
“Purtroppo si – continua Dal Lago -. Non riusciamo ad ingaggiare ragazzini di ceppo tedesco anche se sono italiani a tutti gli effetti e pur essendo noi una società che pratica la multidisciplina. I nostri ragazzini praticano il ciclismo sia su strada che pista, il ciclocross, la mountain bike”.
Ma i tedeschi non sono più avvezzi alla multidisciplina?
“Si anche se a loro viene più facile andare in Mountain bike. I tedeschi vivono per la gran parte nelle vallate e quindi hanno siti ideali nel quale praticarla. Il ciclismo su strada è arrivato a Bolzano quando, durante il periodo fascista, Bolzano fu industrializzata e vi emigrarono gruppi di veneti, di lombardi, di meridionali, gruppi storicamente abituati a praticare il ciclismo su strada. Infatti tutte le società che a Bolzano e in provincia praticano il ciclismo su strada sono state create da italiani“.
Cosa fare per migliorare questa situazione?
“Io le sto provando tutte anche perché arrivo dal triathlon e per me praticare più discipline insieme era gioco facile. Ma piano piano cresceremo. Dobbiamo cercare, attraverso le scuole, di portare ragazzini a praticare il ciclismo inteso in senso lato, poi ognuno farà la propria scelta in base alle proprie attitudini. Qualche esempio lo abbiamo, per carità, di atleti di ceppo tedesco che però praticano il ciclismo, ma confidiamo di migliorare. Comunque il passaparola sta funzionando benissimo, perché quest’anno abbiamo già dovuto chiudere le iscrizioni a 22 giovanissimi per mancanza di biciclette da consegnare e per mancanza di personale per seguirli tutti. E così vale per le altre categorie agonistiche. Stiamo seminando bene anche nell’ottica di abbattere i muri, soprattutto nello sport. A Bolzano ci riusciremo e praticheremo un bel ciclismo”.
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