Alla fine vinse Froome. Ma lo Zoncolan è la Festa per eccellenza. La festa del ciclismo in quello che è stato definito lo stadio del ciclismo. Si va sullo Zoncolan per vedere i corridori sfilarsi uno ad uno, incitarli, ricorrerli, istigarli ad attaccare. Un delirio di folla, di birra, di panini, di pancetta e porchetta , profumi e odori di tutti i tipi, persino fumogeni. E’ l’occasione, sullo Zoncolan di essere nella storia. E nella storia dello Zoncolan 2018 chi ha visto attaccare Froome ai meno sei chilometri , accelerare come se fosse in moto e vincere, è entrato di diritto nella storia. Profumi, odori, sapori. Quello di birra e prosecco dei tre “baldi Giovinotti” di 70 anni, tre amici partiti stamattina alle 5 da Castelfranco in bicicletta e schierati ai meno 150 metri dal traguardo, sull’ultima circa prima del piccolo rettifilo d’arrivo a bici in su.
“Siamo partiti alle 5 del mattino – ci fermano lungo la salita gridando -. In bicicletta da corsa. Abbiamo fatto 258 chilometri in cinque tappe. E in quelle tappe – e se la ridono di gusto – abbiamo bevuto birra, vino e prosecco. Rientreremo stasera a mezzanotte, sempre in bicicletta. Se ci perdiamo o non ci vedono arrivare chiamate per favore Chi l’ha visto”. Sapori, odori che si confondono con gente abbigliata in modo assurdo. Un gruppo di ragazzi vestiti da… porcelloni, dicono loro.
Arrivano dalla Toscana e urlano in coro. “Le tappe più belle sono qui. Lo scorso anno ci siamo vestiti da polli oggi da maiali”. E brindano con la birra. Gli facciamo notare che Viareggio è un pò più in giù, ma in alternativa c’è anche il Carnevale di Venezia,. Un pò più raffinato. Il ciclismo è anche questo, manzi, soprattutto questo.Con lo scemo vestito da traghetto che rincorre al fianco, a destra, Froome in piena azione di distacco. E Froome, che sullo Zoncolan faceva la storia, lo ha spinto a lato mandandolo letteralmente a farsi un bagno. Il bagno di folla e di pioggia nel quale, comunque , le migliaia di persone affluite sullo Zoncolan si sono tuffate. Gente arrivata di sera a piazzarsi sotto le tende, lungo quei sette chilometri di fuoco come l’inferno, come la scritta che racconta dello Zoncolan e della sua striscia d’asfalto di storia e di ciclismo. Perché il ciclismo è soprattutto attesa. Un pò come scriveva in Aspettando Godot.
L’attesa di un giorno che alla fine è attesa di un attimo. Qualche istante, l’incitamento al corridore amato, preferito , seguito o anche quello sconosciuto. Attesa. Quella che invece non fanno gli imboscati del buffet nell’area Vip, appena dopo il traguardo. E’ la gara a chi riesce a imboscarsi meglio esibendo il pass Vip o Invitato come un trofeo da far vedere agli amici. Spesso non si sa da chi o perché. Che cosa c’entri o meno con il ciclismo, che cosa porti a questo sport spesso fatto di sacrificio, di passione, di allegria. E li vedi uscire menando le ganasce, con le tasche piene di gadget alimentari o di altro genere che poi vengono dimenticati in qualche cassetto obiettati via nella spazzatura op regalarti a qualche bimbo.
Attesa come quella che non fanno gli sponsor esibendo il loro pass alla seggiovia mentre altre persone pur sotto la pioggia, pur senza ombrello o copricapo invece fanno. Si chiama rispetto della fila e rispetto di chi attende ugualmente. Ma del resto lo sponsor vuole sempre aver ragione, anche se confonde il pass stampa con la S verde con il pass stampa con la S di un verde differente. Ma tant’è. Sono sponsor e parlano pure romano. A loro è permesso tutto. Anche se non sanno chi sia Froome. Che oggi invece ha frullato di rapportino, salendo come un forsennato sullo Zoncolan e facendo vivere la storia anche chi Froome l’ha solo sentito nominare.
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