L’uomo del deserto. Il profeta Elia ha vinto in Terra Santa. E così è stato. Ce lo aveva detto il giorno prima delle crono di Gerusalemme, Elia Viviani. “Sono le tappe adatte a me. Caldo, umidità, sabbia, vento non mi fanno paura”. E oggi caldo, umidità, sabbia, vento e anche deserto. Non quello che si attraverserà domani ma un assaggio c’è stato.
Oggi Elia Viviani ci ha fatto vedere come vince un campione olimpico. Non ce n’è stato davvero per nessuno, per un professionista come lui che ha scelto addirittura di cambiare team, e la Sky non era un team qualunque, pur di seguire le sue passioni. La pista, la strada, le volate. Il favorito ha vinto, pronto, come avevamo scritto, per tornare tra qualche mese, ad essere di supporto alla nazionale italiana di Marco Villa sull’anello di legno.
“Una vittoria che mi da grande morale. Uscivo da un periodo un pò difficile di forma. Le lacrime della Gand Vevelgen la dicono lunga sulle difficoltà della primavera. Anche se perdere da Peter Sagan è un bel perdere comunque. Sappiamo tutti che fenomeno è. Ho staccato completamente dalla bicicletta per sette, otto giorni. Mai serviva. Mi sono allenato e con centrato poi sul Giro perché volevo fare bene.Ringrazio davvero la Kia ragazza, Elena, che essendo ciclista, capisce quando ci sono i periodi di allenamento o di corse. Pensa, ci siamo visti solo un giorno, prima di partire per il Giro, lunedì scorso. I miei impegni non coincidevano con i suoi. E devo ringraziare la Quick Step. Certo, non sarei l’Elia Viviani di oggi se non fossi passato attraverso la Sky. Lo scorso anno ho vinto 9 corse, compreso Amburgo e Plouay. E poi l’apoteosi con Rio e la medaglia olimpica. Ma l’esclusione dal Giro, lo scorso anno, mi aveva profondamente amareggiato. E correre il rischio di rimanere fuori anche quest’anno, non mi andava proprio, sapendo che ci sarebbe venuto Froome. Con la squadra belga invece ho potuto creare il mio gruppo, che mi segue per le mie volate, posso lavorare con serenità. Oggi ho pensato alla mia volata e non mi sono messo in mezzo ai giochi per la maglia rosa tra Sunweb e BMC. La Sunweb , ho capito che non aveva l’esigenza di temere la maglia rosa, al momento. Io penso alla mia maglia, quella ciclamino. Il mio obiettivo è tenerla fino alla fine. Soprattutto quando ciò saranno le montagne. Ma Roma, la volata finale certamente mi aiuterà”.
La truppa dei velocisti tricolori. Loro erano i favoriti in questa prima tappa. Una tappa vera dopo la cronometro del primo Giro d’Italia fuori Italia. Da Simion a Viviani appunto, Da Modolo a Bonifazio, Guardini, Mareczko, Zhupa e qualche altro. Scuola italiana della velocità. Scuola di rango. In una giornata che un. Velocista come Paolo Simion ci illustra alla perfezione. “Faceva meno caldo della Malaysia e questo era importante. Caldo, umido, un pò di sabbia e un assaggio di deserto. Un appunto lo devo però fare – spiega Paolo Simion il viaggiatore -. Un paese bellissimo, una organizzazione incredibile, tantissima gente. Ma non sono abituati alle corse di biciclette. Parlo del pubblico. Non sanno che andiamo a velocità folli. Volate alla morte. E la gente attraversava la strada come se si trattasse di una passeggiata cicloturistica. Non conoscono le regole di rimanere dietro le transenne e non esporsi ai pericoli. Ma impareranno. Il ciclismo è in crescita. E comunque per temperatura e altro sembrava di correre in Grecia, in Turchia, al sud della Spagna. Bello davvero mi è piaciuto. Tiravamo per Guardini, logico, ma contro Viviani non ci si può fare nulla. Comunque non una tappa da poco eh. Con Gpm, sprint e tanto altro. E soddisfatto del mio tredicesimo posto.”.
Abituato al motocross, alla Mountain bike, alle imprese folli, Niccolò Bonifazio era uno dei corridori favoriti alla vigilia. “Ho forzato a tutta. Ma ho sofferto il caldo, la polvere, l’umidità, l’assaggio di deserto. Un quarto posto però non mi delude. Anzi, mi incoraggia, mi fortifica. Domani il deserto sarà selettivo”.
Allarga le braccia e dice sorridendo come sempre l’ultimo uomo di Mareczko: “Ho fatto il meglio che potevo. “Kuba” Jakub Mareczko era in forma, oggi sarebbe stata la sua tappa. L’ho pilotato fino all’ultimo. Ma contro Viviani oggi non si poteva fare nulla”.