Ordine d’arrivo:
1° Mads Pedersen (Danimarca) 6h27’28”
2° Matteo Trentin (Italia)
3° Stefan Kung (Svizzera) a 2”
4° Gianni Moscon (Italia) a 17”
5° Peter Sagan (Slovacchia) a 43”
6° Michael Valgren (Danimarca) a 45”
7° Alexander Kristoff (Norvegia) a 1’10”
8° Greg Van Avermaet (Belgio)
9° Gorka Izagirre (Spagna)
10° Rui Costra (Portogallo)
Era il 2013, si correva sulle strade di Firenze e il danese Mads Pedersen chiudeva il campionato del mondo juniores alle spalle dell’olandese Mathieu Van Der Poel. Di anni ne sono passati e i due talenti del ciclismo mondiale si sono ritrovati protagonisti di uno dei mondiali più difficili dell’era moderna delle due ruote.
Un’intera giornata di pioggia, oltre sei ore di sfida interamente bagnata, fino a quando a prendere il largo è un quintetto composto da Van Der Poel (Olanda), Pedersen (Danimarca), Kung (Svizzera), Moscon e Trentin (Italia). Quando dalla testa della corsa perde contatto Van Der Poel, per gli azzurri sembra cosa fatta. Lo è anche quando Gianni Moscon, dopo aver dato tutto il suo supporto al connazionale, si stacca.
Trentin è nettamente il più veloce del terzetto e gli inseguitori sono ormai molto lontani. E invece, nello sprint lanciato proprio da Matteo Trentin, ad avere la meglio è Mads Pedersen che si prende così il titolo che gli era sfuggito tra gli juniores.
“E’ incredibile. Non me lo aspettavo quando siamo partiti questa mattina. E’ stata una giornata incredibile” ha spiegato dopo i 262 chilometri di gara, Mads Pedersen. “Avevamo pianificato di attaccare nell’ultimo giro per preparare la strada a Valgren e Fuglsang ma alla fine loro non sono riusciti a seguire Van Der Poel e Trentin così ci sono andato io. Ho tenuto duro per cercare di resistere aspettando di giocarmi il tutto per tutto allo sprint ed è andata bene” ha spiegato Pedersen.
La delusione del CT Davide Cassani si legge tutta nelle sue parole: “C’è delusione, è ovvio. Erano anni che non piangevo.. ma tutti gli Azzurri sono stati semplicemente fantastici. Abbiamo corso in modo impeccabile. Vedere che c’è un atleta che ci batte dispiace. Non è arrivato l’oro, ma torniamo sul podio del mondiale a distanza di anni”
Matteo Trentin si presenta in sala stampa con in braccio il figlio e la tranquillità di chi ha fatto il possibile: “Abbiamo corso in condizioni estreme. Il freddo e la pioggia hanno fatto saltare molti protagonisti. Noi, come squadra, invece siamo stati presenti fino alla fine. Ho iniziato a pensare alla volata all’ultimo giro… Sono arrabbiato? Certo: sulla carta ero il più veloce. Ma sono anche consapevole che oggi Pedersen, al termine di questo mondiale, ne aveva più di me. Mi ha battuto nettamente. Questo è lo sport. A volte si vince e a volte si perde. Domani è un altro giorno e si riparte. Mi dispiace per la squadra, per il grande lavoro di tutti. Ringrazio Gianni Moscon per quanto ha fatto in gara oggi e tutti gli azzurri, dal primo all’ultimo.” Gli chiedono se non è partito troppo presto, come sembra guardando la TV: “Sono partito ai 200 metri, che è la mia distanza, per la mia volata. Pedersen è stato più forte. Da questo punto di vista non ho nulla da rimproverarmi.”.
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