Ordine d’arrivo:
1° Giulio Ciccone (Italia)
2° Biniyam Ghirmay (Nippo Delko)
3° Diego Rosa (Arkea Samsic)
4° Andrea Vendrame (Ag2r La Mondiale)
5° Lorenzo Rota (Vini Zabù KTM)
6° Evgeny Shalunov (Gazprom Rusvelo)
7° Davide Gabburo (Androni Sidermec)
8° Marco Tizza (Amore e Vita)
9° Andreas Kron (Riwal Readynez)
10° Filippo Conca (Biesse Arvedi)
Il più atteso della vigilia era lui e non ha deluso le attese. Alla prima uscita stagionale con la maglia della nazionale italiana l’abruzzese Giulio Ciccone si è preso il Trofeo Laigueglia numero 57.
Decisivo è stato l’ultimo passaggio sulla salita di Colla Michieri che gli ha permesso di fare la differenza su Ghirmay, Rosa e Tizza con cui si era involato in precedenza.
Terzo posto per il piemontese Diego Rosa, apparso in ottime condizioni fisiche e a proprio agio nel nuovo ruolo di capitano della Arkea Samsic.
STORIA DI UNA DEDICA – Giulio Ciccone vince in solitaria il trofeo Laigueglia in maglia azzurra. Alla guida della compagine tricolore con in ammiraglia Marino Amadori e aiutato in corsa da due bikers come i due gemelli Braidot.
Appena dopo aver tagliato il traguardo strappa il cellulare all’amico di sempre Marco D’Urbano, abruzzese, ex corridore, ex Caneva, ritornato in Abruzzo per creare una azienda di tartufi. Il Giulio Nazionale compone subito un numero memorizzato sul cellulare di D’Urbano. E chiama mamma Silvana, che ha lo stesso cognome di chi scrive.
Mamma Silvana ha scoperto un problema fisico piuttosto pesante subito dopo il Tour e il povero Giulio per un periodo si è trasferito a Roma in un appartamento dandosi il cambio con il papà per assistere la mamma nel sui percorso di cure. Mamma Silvana è tornata a casa e il primo pensiero di Giulio è andato subito a lei e al difficile percorso di cure che sta affrontando.
Giulio Ciccone, che aveva rischiato di smettere in passato a causa di due interventi di ablazione al cuore, si è presentato al via a Laigueglia in grande forma.
Uno scatto secco ngli ultimi dieci chilometri, lasciando sui pedali il compagno di fuga dell’ultima parte di gara, l’ex biker Diego Rosa che si piazza alle sue spalle assieme all’eritreo della Nippo Delko Marseille, Biniam Hailu, vincitore di due tappe alla Amissa Bongo.
Sul podio salgono quindi Ciccone, Hailu e Rosa. Un world tour e due professional. Mentre tra il pubblico a tifare i gemelli Braidot, in particolare Daniele che è riuscito quasi a concludere la corsa, c’era Marco Aurelio Fontana.
Il risultato, come già si era pronosticato al via della gara, si è dimostrato quello. Un buon lotto di partenti da parte delle continental giunte a Laigueglia con esborsi importanti pur di essere al via e giustamente desiderose di darsi un po’ di aria di fronte alle riprese della diretta Rai.
E poi le professional e la world tour a dominare la corsa. Che dire, ognuno ha diritto ad un proprio momento di gloria, ma il risultato alla fine è questo. Vince chi è abituato a corse di livello superiore, nella Champions League del ciclismo, nel Sei Nazioni delle due ruote, nei Major di golf rapportati alla pedivella.
Il ciclismo delle world tour è di livello superiore e lo dimostrano l’impresa di Ciccone e gli scatti di Vendrame e di Rosa. E il ciclismo italiano si trova davvero ad un bivio. Senza le continental sarebbe potuta partire la corsa di Laigueglia o avrebbe dovuto tirare una riga per scarsità di partenti del ciclismo professionistico? Alla fine ha vinto Ciccone, in maglia azzurra e siamo contenti. Soprattutto per mamma Silvana Ruggeri. Uno stimolo in più per combattere la sua personale battaglia. Il ciclismo deve servire anche a questo.