Ha il nome che letto all’italiana ha il sapore del vino. Pinot, Merlot, Cabernet, declinati alla francese. Il sapore di un vinello frizzantino, uno di quelli che si bevono in autunno con le caldarroste che scoppiettano sul fuoco. E voglia di scoppiettare “Tibo’ Pino’” come lo chiamano i tifosi italiani, tifosi di ciclismo in genere, non del transalpino, perché sia sa che fra italiani e francesi non è mai corso buon sangue, dicevamo, voglia di scoppiettare ne ha dimostrata alla grande.
Ha spinto, ha premuto sul cambio e sui pedali, costretto in smorfie da tregenda sul Muro di Sormano pur di staccare Nibali e alla fine nella lotta tra il bene e il male, male per noi azzurri e bene per lui, Thibaut Pinot è riuscito a far suo il Giro di Lombardia, la classica delle foglie morte, quella da gustare con il vinello autunnale, le caldarroste scoppiettanti e un pò di calore dalle fiamme del camino, l’ha portata a casa. Cacciatore di classiche nella stagione in cui si è appena aperta la stagione di caccia.
“Sono stato furbo – dichiara il francese in conferenza stampa – Sugli ultimi strappi prima di scendere come un caccia sul Lungo Lario e fare mio in solitaria il Giro di Lombardia ho osservato attentamente con lo sguardo Vincenzo Nibali. La corsa è la sua, io ho giocato d’anticipo. Lo osservavo con la coda dell’occhio e anche se Vincenzo fingeva di rispondere ai miei attacchi ho capito che potevo staccarlo e arrivare a braccia alzate. Rispetto grandissimo per un grandissimo avversario e sono felice per me di aver ottenuto un traguardo così prestigioso. Corona un sogno di fine stagione. Di una grande stagione. Mi sono sentito protagonista in questo 2018. Ed ora ci tuffiamo a tutta per preparare una nuova stagione di corse”.
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