Johan Bruyneel è l’ennesima vittima dell’antidoping e di un sistema destinato a distruggere il ciclismo in nome di una caccia alle streghe che si protrare ormai da 20 anni senza patria, senza confini e senza tempo. Il team manager di Lance Armstrong, belga, è stato infatti squalificato per 10 anni dalla USADA, l’ente antidoping americano che non avrebbe avuto alcuna giurisdizione su di lui, e ieri il CAS di Losanna lo ha radiato a vita. “Noi eravamo dei bambini della nostra epoca”, questa la frase che fa più impressione leggere nella lettera aperta scritta da Bruyneel che vi proponiamo integralmente di seguito.
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Madrid, 24 ottobre 2018
Oggi pomeriggio, ho ricevuto una mail dalla Corte di arbitrato per lo sport (Cas) a Losanna, annunciando che il divieto di 10 anni, imposto dall’agenzia anti doping degli Stati Uniti (usada) nel 2012, è stato aumentato ed è ora una squalifica a vita.
L’ Agenzia mondiale anti doping (Wada) aveva fatto ricorso contro la squalifica originale di 10 anni e invece ha preteso che io sia bannato a vita. La loro richiesta è stata concessa dal Cas e sono ora radiato a vita dal ciclismo.
Anche se non c’è nulla che io possa fare contro questa sanzione – e a 54 anni di età, un sanzione di 10 anni o una squalifica vita è praticamente lo stesso – vorrei ancora approfittare dell’occasione per evidenziare qualche elemento chiave in questo lungo processo.
In primo luogo, voglio sottolineare che riconosco e accetto pienamente che in passato sono stati fatti molti errori. Ci sono un sacco di cose che avrei voluto fare in modo diverso, e ci sono certe azioni di cui ora mi pento profondamente. Il periodo che ho vissuto, sia come ciclista che come direttore di squadra, era molto diverso da quello che è oggi.
Senza entrare nei dettagli in questa lettera, vorrei semplicemente osservare che eravamo tutti bambini della nostra epoca, affrontando le insidie e le tentazioni che facevano parte della cultura all’epoca non abbiamo sempre fatto le scelte migliori.
In termini di tutto il processo sportivo-legale però, e cercando di mantenere questa lettera il più breve possibile, ci sono elementi che sento il bisogno di evidenziare, perchè, anche oggi, dopo tutti questi anni, li trovo incredibilmente frustranti.
Usada: ho detto fin dall’inizio che questa agenzia americana non aveva giurisdizione su di me. Io sono un cittadino belga, che vive in Spagna, e non ho mai avuto nessun accordo contrattuale, tanto meno un accordo arbitrale, con Usada. Eppure questa agenzia ha ignorato tutte le normali limitazioni giudiziarie per crocifiggere e demonizzare me, facendo di me un protagonista chiave nella loro versione di Hollywood degli eventi.
Nonostante la decisione del Cas, tengo fermamente la mia posizione che Usada non ha – e non ha mai avuto – nessuna autorità legale su di me. Così, Usada non ha mai avuto il potere di aprire un caso contro di me, e meno ancora qualsiasi potere di questione con una squalifica di qualsiasi durata.
In termini di tutto il processo di appello Cas, i miei principali argomenti di difesa sono stati:
1. Che non c’è mai stato nessun accordo arbitrale tra me e Usada;
2. Il rispetto dello Statuto delle limitazioni;
3. Il diritto alla parità di trattamento;
4. La proporzionalità della sanzione.
Sono stati tutti completamente ignorati.
Tutto questo processo è stato un processo di apprendimento difficile, molto doloroso e complicato per me stesso, ma dopo troppo tempo un tempo, è ora che io vada avanti. Posso finalmente chiudere questo capitolo e concentrarmi sulle cose positive nel mio futuro. Io sono ancora in buona salute, ho due bambini bellissimi, sani, un sacco di amici molto buoni oltre che tanta energia e idee per gli anni a venire.
Dopo tutto quello che è successo, e ripeto, molte cose di cui mi pento, amo ancora il ciclismo con la stessa passione e intensità che ho avuto quando me ne sono innamorato come un ragazzo di 14 anni. Nonostante la decisione Cas, il mio obiettivo e il mio desiderio è ancora quello di contribuire, di aiutare a far crescere il mio sport e di farlo meglio negli anni a venire.
Sinceramente,
Johan Bruyneel