Sale sul palco orgoglioso e grintoso, dall’alto dei suoi 88 anni. Può dire qualunque cosa, a lui è permesso. E’ l’ultimo sarto della bicicletta di un ciclismo eroico che non tornerà più. Le sue mani sapienti hanno creato capolavori su due ruote e la sua pinza, quando era meccanico, ha sistemato al volo le ruote, i cambi e i freni di campioni che hanno fatto la storia del ciclismo.
Ernesto Colnago gonfia il petto e accarezzando con lo sguardo le immagini della sua ultima creatura, la sua C64 (ovvero 64 anni di vita della Colnago Bici) afferma orgoglioso: “Sono felice di essere qui con voi come sempre, ma quest’anno lo sono ancora di più perché nel 2020 la Gazprom è una vera squadra internazionale. Spero e mi auguro che questi ragazzi capiscano l’opportunità che hanno: la loro passione è diventato il loro lavoro: cosa possono volere di più?”.
La Gazprom, un’enclave russa in un angolo del Lago di Garda per la prima volta si apre agli stranieri. Un lembo di terra della Grande Madre Russia in territorio italiano che si apre agli stranieri e nel caso specifico ai corridori bianco rosso verdi. Via via salgono sul palco atleti di nazionalità russa, fasciati della nuova divisa bianco azzurra, sembra davvero i figli dei soldati dell’Armata Rossa. Manca loro quel grande cappello militare che più che un berretto, sembra un piatto per pizza atterrato sulla testa bionda e su grandi occhi azzurri, e il gioco del ricordo è fatto. Un mix di corridori italiani e russi, per una amicizia nel ciclismo che va oltre le logiche politiche, di dazi, di guerra fredda, di droni e tanto altro.
Baldanzoso sul palco ci sale anche Renat Khamidulin, ex corridore e commentatore di Eurosport Russia e da qualche anno manager del team Gazprom: “Questa per noi è l’ottava stagione di attività, la quinta che affrontiamo insieme ad un main sponsor come Gazprom, leader mondiale del settore del gas. 400 mila dipendenti e noi siamo il loro faro. Dobbiamo crescere davvero tanto adesso”.
La Russia nel cuore e il ciclismo nella testa, anche su suggerimento del volpone Paolo Rosola, grande velocista degli anni Ottanta e Novanta, ha finalmente aperto al mondo. La Gazprom è uscita dall’isolamento che si era creata comunque nel bel paese del sole, della pizza e del mandolino, e del ciclismo aggiungiamo noi, e ha capito che per modernizzarsi deve diventare uno spazio aperto a nuove conquiste.
Ma soprattutto i corridori italiani, dai fratelli Cima a Scaroni, Canola e Velasco hanno una opportunità per crescere, migliorarsi, e tornare a respirare aria di ciclismo internazionale. “E’ una opportunità grandiosa quella che mi è stata data. La Gazprom finalmente ha voglia di crescere e di contare nel grande giro del ciclismo internazionale – conferma il veneto Marco Canola -. Darò il massimo per ottenere risultati e dimostrare che siamo un gruppo all’altezza dei migliori team”. Lo stesso conferma Simone Velasco: “Sarà una grande annata. E io ho voglia di misurarmi con mentalità diverse e su terreni differenti rispetto a quelli italiani. E con compagni di squadra che hanno esperienze di vita completamente differenti dalla mia, anche su come hanno iniziato a far ciclismo. Una annata tutta da assaporare e da offrire emozioni”.