In attesa di capire quando e a quali condizioni si potrà tornare a parlare di corse, nel Decreto Rilancio presentato ieri sera dal Consiglio dei Ministri ci sono importanti novità anche per il mondo dello sport.
RINNOVATI I 600 EURO – Dopo che Sport&Salute ha iniziato a saldare in questi giorni il bonus di 600 euro relativo al mese di marzo 2020 ai collaboratori sportivi che ne avevano fatto richiesta (alcuni non hanno ancora ricevuto l’indennità a causa dell’esaurimento del fondo ma saranno saldati nelle prossime settimane), il nuovo Decreto Legge, con la previsione inserita nell’art. 105, ha stanziato nuovi fondi per rinnovare questo sussidio agli sportivi con altri 600 euro da imputare ai mesi di aprile e maggio nel limite massimo di 200 milioni di euro per l’anno 2020. Ai soggetti già beneficiari per il mese di marzo 2020 dell’indennità stabilita dal decreto Cura Italia, la medesima indennità pari a 600 euro è erogata, senza necessità di ulteriore domanda, anche per i mesi di aprile e maggio 2020.
E’ stabilita poi la possibilità, per i lavoratori dipendenti iscritti al Fondo Pensione Sportivi Professionisti con retribuzione annua lorda non superiore a 50.000, di accedere alla Cassa Inegrazione, limitatamente ad un periodo massimo di 9 settimane.
Una disposizione che secondo il Governo si è “Resa necessaria in quanto i compensi erogati nell’«esercizio diretto di attività sportive dilettantistiche» e nello svolgimento di «rapporti di collaborazione coordinata e continuativa di carattere amministrativo-gestionale resi in favore di società e associazioni sportive dilettantistiche», sono classificati dal legislatore tra i “redditi diversi”. Tale qualificazione normativa preclude, per i rapporti di lavoro in esame, la possibilità di imporre il pagamento dei contributi previdenziali della Gestione separata I predetti lavoratori (le cui mansioni possono essere anche molto diversificate, includendo: tecnici, istruttori, atleti, collaboratori amministrativi e gestionali), in quanto non iscritti all’assicurazione obbligatoria e alla gestione separata, rimarrebbero esclusi dall’erogazione della misura di aiuto accordata in favore di autonomi, professionisti e collaboratori coordinati e continuativi iscritti all’assicurazione generale obbligatoria e alle forme esclusive e sostitutive della medesima, nonché alla gestione separata”.
165.000 DOMANDE – Il numero complessivo delle associazioni e società sportive dilettantistiche presenti nel Registro Nazionale delle Associazioni e Società Sportive dilettantistiche, istituito per conferire il riconoscimento ai fini sportivi, ammonta a 120.801 unità. Nell’ambito di questa platea, alla luce dei dati emersi dall’istruttoria svolta dagli uffici (in larga misura basati sul monitoraggio nel frattempo effettuato dalla società Sport e Salute s.p.a. in relazione alle domande presentate dai soggetti interessati all’erogazione dell’analoga misura prevista per il mese di marzo 2020), è prudenziale stimare che siano almeno 165.000 i soggetti che svolgono l’attività di collaboratore sportivo come esclusiva fonte di reddito. Le domande presentate a marzo sono state infatti 131.077, ma occorre tenere conto del fatto che l’ordine di priorità per i redditi più bassi ‒ stabilito con il decreto attuativo del Ministro dell’Economia ‒ potrebbe avere dissuaso molti aventi diritto dal richiedere l’indennità, come testimoniato dal fatto che le prenotazioni era state superiori, circa 153.586.
Ai fini del computo del numero dei collaboratori sportivi in esame, è utile ricordare che nel modello di certificazione unica che le associazioni e società dilettantistiche inviano annualmente all’Agenzia delle Entrate, vengono indicati con la causale N tutti i compensi sportivi erogati ai sensi dell’art. 67, lettera m), del TUIR. Ebbene, dai dati forniti dall’Agenzia delle Entrare, è risultato che, nel 2019, il numero dei collaboratori sportivi è risultato pari a 429.238; mentre, nel 2018, gli stessi collaboratori erano 452.229. Ovviamente, i dati appena riferiti non equivalgono alla platea dei beneficiari della misura indennitaria in esame, la quale è ristretta a coloro che percepiscano i compensi di cui all’art. 67, lettera m), del TUIR, quale unica fonte di reddito.
70 MILIONI IN PIU’ A DISPOSIZIONE – Per coprire la reiterazione delle domande già soddisfatte a marzo e per dare una risposta alle nuove domande che dovessero essere presentate nelle prossime settimane il Governo ha stanziato altri 70 milioni di euro che fanno salire quindi l’importo totale della misura a 120 milioni messi a disposizione degli sportivi.
CASSA INTEGRAZIONE PER I PROF – L’ultimo comma dell’art. 105 del Decreto Legge Rilancio conferma la possibilità per i professionisti iscritti al Fondo Pensione Sportivi Professionisti con una retribuzione annua lorda non superiore ai 50.000 euro, di accedere alla Cassa Integrazione. La legge n 91 del 1981 individua come sportivi professionisti gli atleti, gli allenatori, i direttori tecnico-sportivi ed i preparatori atletici, che esercitano l’attività sportiva a titolo oneroso con carattere di continuità.
Normalmente le società sportive professionistiche non sono destinatarie delle disposizioni in ordine alla Cassa Integrazione e gli atleti professionisti, anche quando inquadrabili nella figura giuridica dei lavoratori subordinati, hanno una disciplina speciale, soggiacendo a regole diverse dalla generalità dei lavoratori dipendenti (non possono certo, essere ricondotti alle figure dell’operaio, dell’impiegato o del quadro). Le mansioni e classificazioni d’altra parte sono importanti, posto ad esempio, che gli strumenti di cui stiamo trattando non si applicano ai dirigenti ma solo a operai, impiegati e quadri.
Per questo motivo il Decreto Legge ha mirato ad includere nella cassa integrazione in deroga ai sensi dell’articolo 22 del decreto-legge n 18 del 2020, i lavoratori dipendenti iscritti al Fondo Pensione Sportivi Professionisti delle categorie minori, individuate tra quelli con retribuzione annua lorda non superiore a 50.000 euro.