Questione di rapporti. Meccanici e umani. Allievi o juniores che siano, 30 centimetri o poco più non fanno la differenza. Quello che conta è lo spirito con cui si affrontano le sfide.
CENTIMETRI E TABELLINE – Filippo Fortin, uno che di rapporti se ne intende da quando alterna la strada alle sfide con lo scatto fisso, sta per dare il via al Memorial Ivo Masola di San Pietro Viminario. Un piattone adatto alle ruote veloci ma talmente semplice da non essere mai scontato, allestito ogni anno con passione da tanti ex corridori legati a doppio filo alle famiglie Masola, Bottaro e Sella. Tra loro c’è Mirko Masola, ex tricolore a cronometro e dell’inseguimento su pista. Gente che con i rapporti ci ha giocato per anni, alla ricerca della soluzione più efficiente. 52X14, 50X14, 52X16… sembrerebbe quasi una tabellina se il risultato non fosse in metri: quello degli juniores sviluppa 7,934 metri, il rapporto degli allievi 6,942 metri. L’ibridio internazionale, l’ormai famoso 50X14, misura 7,629 metri, esattamente 30,5 centimetri in meno rispetto agli juniores italiani e 68,7 centimetri in più rispetto agli allievi tricolori.
Ma torniamo a quella bandierina che sta per essere abbassata da Fortin. Mentre il professionista padovano attende sulla linea di partenza, poco più in là si misurano i rapporti e c’è anche chi chiede di fare attenzione ai tre azzurrini prestati alla categoria con un 50X14 in canna. Si invitano i commissari: “Misurate il loro rapporto…”. L’organizzazione, impeccabile, è pronta a farlo. Ma la misura del 50X14 non è segnata sulla “stecca” nazionale. Quello che conta è che sia inferiore al 52X14 e tanto basta.
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LA VOCE DEL TECNICO – “Ho chiesto di poter correre almeno una gara con il rapporto che saremo chiamati ad utilizzare in Ungheria per un obbligo morale ed etico nei confronti dei tre ragazzi convocati” spiega il tecnico nazionale Daniele Fiorin. “Non ho fatto alcuna forzatura e non vogliamo sottoporre ad alcuna esasperazione questi ragazzi. Semplicemente, essendo chiamati a correre una prova internazionale con un rapporto che questi atleti non avevano mai usato ho ritenuto che fosse corretto nei loro confronti permettergli di provarlo almeno una volta prima di salire sull’aereo”.
Non deve chiedere scusa, nè giustificarsi. Ma Fiorin ci tiene a fare chiarezza: “Ai ragazzi ho detto di non correre pericoli in corsa. Di provare ad andare in fuga per spingere il rapporto e provarlo a fondo. Poi, dopo gli 80 chilometri ho detto loro di valutare se continuare o fermarsi per non andare a buttarsi nella mischia magari con poca lucidità. A Della Lunga che dei tre è il velocista ho perfino chiesto di fare le volate ai traguardi volanti e di tralasciare la volata finale. Questa gara per noi era soprattutto una prova. Un test singolo, nessuna velleità di incidere sulla preparazione dei ragazzi, solo la voglia di permettere loro di adattarsi al rapporto internazionale. Quella di San Pietro Viminario è una corsa che è caduta giusta al caso nostro: piatta come il circuito ungherese sul quale ci dovremo confrontare la settimana prossima, con un numero di partenti non troppo elevato e, grazie ai prossimi campionati europei su pista, con qualche big in meno”.
E gli azzurrini non hanno sfigurato, anzi. Della Lunga è stato costretto al ritiro dopo essere rimasto attardato da una caduta. Piccolo, nonostante un guasto meccanico è rientrato brillantemente in gruppo mentre Tiberi ha brillato come il più in forma tra i fuggitivi, ripreso dal gruppo solo a 200 metri dall’arrivo.
“Non abbiamo scelto questi ragazzi a caso” spiega Fiorin. “Abbiamo fatto fare dei test di valutazione tra i migliori della classifica nazionale e abbiamo scelto quelli con le qualità più adatte. In questa trasferta non c’è alcuna volontà di esasperare la categoria, solo quella di far fare una esperienza internazionale a dei ragazzi di qualità. Non abbiamo fatto alcun ritiro collegiale, non abbiamo modificato la preparazione di questi atleti e andremo in Ungheria con la massima serenità: se poi la strada ci premierà, tanto meglio”.
Gli appassionati del mondo giovanile possono dunque ritenersi rassicurati. Proprio come alcuni tecnici juniores che a San Pietro Viminario temevano di sfigurare di fronte a tre allievi. Diverso l’approccio di altre nazionali che in questi giorni hanno preso parte addirittura ad una corsa a tappe scandinava: l’U6 Cycle Tour 2017 e che arriveranno in Ungheria con il proverbiale “coltello tra i denti”.
Una deroga che ha turbato gli animi anche per il precedente che si andava a costituire. Ma anche su questo fronte Daniele Fiorin precisa: “Le motivazioni che hanno portato a questa deroga erano particolari e dovute a quel dovere morale nei confronti dei ragazzi. Non è certo mia intenzione mischiare categorie, allungare rapporti o altro. Anzi, ritengo che è giusto che i ragazzi crescano gradualmente confrontandosi con i loro pari-età”.
Tutto chiarito, dunque. Sabato può prendere il largo la spedizione tricolore. I Giochi Olimpici Giovanili attendono gli azzurri e le azzurre in Ungheria. L’importante è partecipare e… vinca il migliore.
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