Mentre il contagio si diffonde in tutta Europa, c’è una domanda che atleti, tecnici e appassionati continuano a ripetersi ossessivamente: quando si ripartirà?
Inutile dire che, allo stato attuale, con la curva dei contagi che continua a salire, servirebbe una previsione di Nostradamus per poter avere qualche certezza. Eppure, qualche calcolo, dopo giorni di statistiche, ricoveri e chiusure varie è già possibile iniziare a farlo. Più che di matematica si tratta di un puzzle da ricomporre attraverso i pezzi che si hanno a disposizione.
IL PUNTO DELLA SITUAZIONE – Dopo che ad inizio settimana anche l’UCI ha ufficialmente sospeso l’attività (va sottolineato il ritardo clamoroso con cui lo ha fatto, segno evidente di una grave incompetenza e disorganizzazione), continuano a succedersi gli annullamenti comunicati dai singoli organizzatori. Annullato il Giro delle Fiandre (5 aprile) e il Giro dei Paesi Baschi (6-11 aprile) hanno comunicato il proprio forfait anche il Giro di Romandia (28 aprile – 3 maggio) e, con la chiusura delle frontiere, anche il Tour of the Alps (20-24 aprile).
Nel mezzo resistono (ma solo per il momento) la Parigi-Roubaix, che si dovrebbe correre il 12 aprile e il trittico delle Ardenne (Amstel, Freccia e Liegi) della settimana successiva. Aldilà della tenacia degli organizzatori (ASO ha già dimostrato la propria volontà e capacità organizzativa anche nell’emergenza con la Parigi-Nizza), appare molto difficile che già nella prima metà di aprile si potrà tornare a pedalare per eventi così importanti. Più facile che si possa ripartire prima con alcune gare minori, con un richiamo di pubblico limitato.
Le sorti del Giro d’Italia si decideranno solo ad inizio aprile: già abbandonata la partenza, a maggio, dall’Ungheria, si va verso un bivio che potrebbe portare al rinvio totale della corsa rosa (a settembre dopo la Vuelta?) oppure, se le cose dovessero migliorare in fretta, ad un programma ridotto e tutto italiano già a maggio.
QUANDO SI RIPARTE – Pur nell’incertezza dello sviluppo del contagio, con oggettiva freddezza va detto come sarà difficile tornare a parlare di gare ciclistiche prima del mese di maggio. Guardando al calendario professionistico, si parla di eventi di assoluto primo piano, che non potranno essere improvvisati. Ecco perchè appare molto ragionevole quanto riferito dal Team Manager del Team Sunweb, Iwan Spekenbrink: “Al momento, quello che si sente dagli esperti è che correre il Tour è uno scenario realistico. Magari anche un po’ prima. Il Tour come una sorta di avvio della stagione ciclistica suona strano, ma è la realtà. Tutto dipende da come evolverà questa crisi sanitaria nel prossimo periodo. Rallentare ora e picco in estate. Stiamo valutando ogni scenario e stiamo adattando di conseguenza i piani di allenamento dei corridori. Essere al top ora ovviamente è inutile, quindi rallentiamo e cerchiamo il picco in estate. In modo che la condizione possa esserci anche in autunno”.
A conferma delle parole di Spekenbrink arriva anche il parere di Paolo Slongo che dà già per scontato che non si correrà fino a fine aprile: “Anche a livello mentale per i corridori non sarà facile. Pensiamo che almeno per un mese e mezzo non si correrà. Stimiamo, in base ai dati scientifici che abbiamo in mano, che si possa tornare a correre tra fine maggio e giugno. Però bisogna vedere cosa succederà negli altri Paesi, che rispetto a noi sono indietro di almeno quindici giorni. E non mi pare neppure che tutti abbiano preso misure giuste e rigorose come l’Italia. Ma questo è solo un parere. Necessario comunque rallentare la preparazione. Anzi, bisogna fare regredire la forma o mantenerla, ma senza esagerare. Finché non avremo un calendario certo dovremo considerare questo come un periodo di transizione che comunque influirà su tutto il resto della stagione. Gli allenamenti saranno basati sul fondo e sul medio, più la forza con gli sprint o le Sfr. Non si faranno esercizi di alta intensità, soglia o fuori soglia“.
COME SI RIPARTIRA’? – La domanda, dunque, non è solo il quando ma anche il come si potrà ripartire. Con un gruppo che dovrà ripensare e riprogrammare la propria preparazione atletica. Una situazione inedita in un mondo ultra-allenato e ultra-programmato, tanto da arrivare a mettere in dubbio non solo il Giro d’Italia ma anche l’appuntamento olimpico di Tokyo.
“La dead line dei primi di giugno per capire se le Olimpiadi si faranno o no è molto tardi, almeno per le discipline della pista” ha commentato il CT azzurro, Davide Cassani. “Però siamo tutti sulla stessa barca, vedremo che succede e speriamo bene. Ci sono difficoltà soprattutto per quelli della pista, che devono avere una preparazione specifica con una calendarizzazione precisa: adesso i nostri si stanno allenando a Montichiari, ma non avere certezze è un problema: dovremmo sapere qualcosa entro 3 o 4 settimane. A prescindere da quel che succede, il calendario internazionale è cancellato, non ci sono gare e se arriveremo in Giappone tutti saranno nelle stesse condizioni: ci si può allenare su strada ma per capire la tua vera condizione devi andare in gara perché è solo quella che ti fa capire in che condizione sei, e in questo senso il livello è comune”.
Nel giorno in cui è arrivata l’ufficialità del rinvio dei Campionati Europei di Calcio al 2021, dunque, si inizia a pensare anche alla possibilità di uno spostamento dei Giochi Olimpici che dovrebbero iniziare il 24 luglio prossimo nella capitale nipponica.