Con il passare dei giorni e delle ore il contagio da Coronavirus mostra sempre più le proprie implicazioni anche per quanto riguarda il mondo dello sport. Assorbito il divieto di uscire di casa, infatti, in attesa di una data certa entro cui si potrà tornare ad allenarsi e a correre, è la questione economica a preoccupare tanti team e tutti gli atleti.
Se per quanto riguarda i professionisti, il primo ad alzare il velo era stato Sacha Modolo, sono tanti i punti di domanda che interessano i numerosi atleti dilettanti. Per provare a fare chiarezza, non resta che partire dalle poche certezze a disposizione in queste ore.
BONUS DI 600 EURO – Con il decreto Cura Italia dello scorso 17 marzo, il Governo ha aggiunto 50 milioni di euro allo stanziamento a disposizione della “Sport e Salute”, la società che di fatto è andata a sostituire il CONI nella distribuzione delle risorse economiche alle federazioni. 50 milioni che dovrebbero servire a riconoscere una indennità una tantum di 600 euro per il mese di marzo per collaboratori e atleti delle federazioni e delle associazioni sportive.
Attualmente, in attesa del decreto del MEF (Ministero dell’Economia e delle Finanze) che dovrebbe arrivare entro il 3 aprile, non sono ancora state fissate le modalità di assegnazione dell’indennità. Si possono però fare delle previsioni sulla base del testo del Decreto Cura Italia che ha costituito il fondo da 50 milioni di euro.
Si tratta infatti di una indennità che sarà erogata sino al raggiungimento di un tetto massimo complessivo di 50 milioni di euro, ciò significa che potrebbero essere soddisfatte solo le prime domande che saranno prodotte in ordine cronologico o, in alternativa, si debba procedere ad un riparto sulla base del numero totale delle domande. In ogni caso le risorse sono alquanto limitate dato che in Italia sono iscritte 100.000 società che potrebbero avere una media di 5 collaboratori ciascuna per un totale ipotetico di 500.000 soggetti abilitati a richiedere l’indennità di 600 euro.
I 50 milioni di euro, però, sarebbero sufficienti a soddisfare solo le prime 83.333 domande o, in alternativa, se fossero 500.000 le domande, bisognerebbe riconoscere una indennità di circa 100 euro per ciascun richiedente.
Al momento va chiarito che l’indennità prevista di 600 euro si applicherà a tutti gli atleti e collaboratori delle società sportive indipendentemente dall’accordo economico da questi sottoscritto con le varie società sportive: quindi potrebbero ricevere la stessa somma sia coloro che avevano concordato un rimborso di 100 euro al mese sia chi aveva in essere contratti ben più onerosi.
L’unico requisito ad oggi chiaramente necessario, oltre all’esistenza del rapporto con la società sportiva, è l’assenza di un qualsiasi altro reddito da lavoro.
CLICK DAY – Per questo motivo è molto probabile che venga organizzato un “Click Day”, vale a dire una giornata in cui si apra la possibilità di inviare in modalità telematica le varie richieste secondo le modalità tecniche che dovranno essere chiarite nel decreto del MEF. In attesa di sapere quando e come si potranno inviare le domande è opportuno, dunque, che gli sportivi si attrezzino per avere tutti i documenti da allegare alla autocertificazione che potrebbero servire al momento della domanda.
Documenti che saranno stabiliti con precisione nel decreto del MEF ma che, al momento, si può prevedere debbano servire a provare l’esistenza di un rapporto con la società sportiva. Va detto che, per quanto riguarda il ciclismo, a tal fine potrebbero essere sufficienti i dati forniti dalle società tramite l’affiliazione e il tesseramento che sono stati già registrati presso il registro del CONI. In ogni caso, meglio avere a portata di mano copia della lettera di incarico o del contratto con la società sportiva, copia delle quietanze dei compensi ricevuti prima del 23 febbraio, copia della tessera e del certificato di iscrizione al Registro CONI della società sportiva.
RAPPORTO CON I TEAM E SPONSOR – Se l’indennità di 600 euro potrebbe risolvere il problema riguardante il mese di marzo, resta da capire come andranno regolati i rapporti tra team, sponsor e atleti qualora il lockdown dovesse protrarsi nei prossimi mesi. Tutto, ovviamente, dipende da quanto lungo sarà il digiuno dalle gare: la problematica potrebbe essere molto ridotta se si tornerà a correre nella seconda metà di maggio o, al più tardi, a giugno.
Tutto, invece, potrebbe essere dannatamente più complicato se si dovesse tornare in sella solo dopo l’estate o se la stagione agonistica fosse annullata del tutto. E’ evidente che le aziende che sponsorizzano i team sarebbero le prime ad essere coinvolte nella crisi economica dovuta al contagio da Coronavirus e che, quindi, avrebbero gradi difficoltà a stanziare le somme promesse. Quel che è certo è che secondo il principio civilistico dell’imprevisto per causa di forza maggiore, non imputabile ad alcuna delle parti, i contratti di sponsorizzazione sottoscritti, nonostante lo stop forzato dell’attività, dovrebbero essere comunque onorati (magari con una riduzione percentuale) in quanto, soprattutto per i team impegnati su strada, l’allestimento è già avvenuto.
Di conseguenza, sulla base delle finanze rimaste a disposizione dei team, andranno regolati anche i rapporti contrattualizzati con gli atleti: ipotizzando il caso peggiore, vale a dire quello dell’annullamento di buona parte o di tutta la stagione, gli atleti avranno comunque diritto ad una percentuale del proprio compenso dal momento che questa è la loro attività principale e che, in ogni caso, hanno seguito e stanno seguendo un programma di allenamento e di mantenimento in attesa di poter gareggiare.
Ipotesi, principi e idee che possono fare da punti di riferimento in questo periodo di incertezza ma che dovranno necessariamente fare i conti con la realtà che ci troveremo ad affrontare nei prossimi mesi e le disposizioni della relativa legislazione d’emergenza che potrebbe essere emanata da Governo e Parlamento.