Il fisico è quello smagliante di sempre; la divisa sulle spalle, invece, è tutta nuova e di un fiammeggiante verde-nero: colori distintivi della Sovac Natura4Ever, neonata continental belga-algerina e, in questa stagione, anche di Davide Rebellin.
L’entusiasmo del quasi quarantasettenne, impegnato con il suo team allo Sharjah Tour, è palpabile, come ben evidente è la passione smisurata per il ciclismo. “E’ un’abitudine. E’ la mia vita,” spiega. “Il numero sulla schiena è sempre uno stimolo e ha sempre il suo fascino. Mi spinge a dare il meglio di me e a provare a togliermi delle soddisfazioni. Mi spinge, anche, a migliorarmi, sia fisicamente che dal punto di vista delle emozioni. Ma, soprattutto, per me la bici è divertimento. Se sono ancora qui è perché mi diverto.”
Il qui, adesso, è lo Sharjah Tour.
“La crono introduttiva l’ho fatta con il mio ritmo. Era troppo piatta, per me. Su percorsi di questo tipo non sono mai andato fortissimo, neanche quando ero giovane – risata, ndr -! Ci fosse stata qualche collinetta, magari…”
La terza tappa, da Dibba a Wadi Al Hilo, ha quattro salite e l’ultima dicono sia pure difficile…
“Non la conosco, vedremo. A questa tappa comunque ci tengo, anche per testare la condizione. La prima gara della stagione è sempre un test per tutti.”
A proposito di condizione. Come va?
“Direi che è buona. Ho fatto un buon inverno, con la solita preparazione che, oramai, è collaudata! Manca un po’ di ritmo di gara, ovviamente, ma quello arriva correndo!”
Lei è famoso per la preparazione meticolosa. Ci dice qualche segreto?
“Segreti non ce ne sono. La cosa importante, nella preparazione, è avere una buona base. Come se fosse una piramide. Con una base ampia si può andare molto più in alto. Poi si punta sulla resistenza, sui lavori in bici. Forza e potenziamento. A una certa età l’esplosività e la forza vanno curati in modo particolare. Io sono all’antica: ora si cerca la qualità, con poche ore. Mi sto adeguando, ma a me piace fare cinque, sei, sette ore di bici. Naturalmente anche io cerco di curare la qualità del lavoro: forza ed esplosività, come dicevo, con l’età vanno curate di più. Poi è importante il recupero, che vuole anche dire andare a letto presto e mangiare le cose giuste.”
Nomina spesso il fatto dell’età…
“La nomino, ma non ci penso. A volte è anche un vantaggio: conosco il mio fisico ed evito degli errori che, magari, da giovane facevo. Sono il mio preparatore! Seguo il programma di Zenoni, che è stato in nazionale e direttore alla Polti, da vent’anni, poi lo aggiusto secondo le mie esigenze.”
Esperienza, passione e una nuova squadra.
“E’ una formazione Continental, con un budget che certamente non è quello dei grandi squadroni, ma c’è molta passione, amore e soprattutto un bel progetto. Possiamo contare su sponsor importanti, con dietro gente che ama il ciclismo. Qualcuno ha anche corso e hanno davvero un grande amore per questo sport. Hanno l’obiettivo di far crescere la squadra e di progredire di anno in anno. Contano su di me, per questo, e io sono felice di dare il mio aiuto.”
Tra i suoi nuovi compagni ci sono anche ragazzi giovani, ancora poco avvezzi al ciclismo europeo.
“Ci sono degli atleti belgi con già una bella esperienza alle spalle, come Gaetan Bille ad esempio. Gli algerini, invece, sono giovani e non hanno la cultura ciclistica che abbiamo noi in Europa. Sono spesso introversi, ma hanno voglia di imparare. Questa trasferta è la prima occasione in cui ci vediamo, perché non abbiamo fatto ritiri in precedenza, ma l’impressione è – come dicevo – che hanno voglia di imparare e di crescere. Come calendario, invece, faremo gare in Marocco, Algeria, Centro Africa. Mi stimola molto fare gare nuove in posti nuovi. Nel 2017, ad esempio, sono stato spesso in Asia è ho trovato un bell’ambiente: mi sono divertito ed è stata una bella esperienza.”
I suoi obiettivi?
“Tutte le gare rappresentano un obiettivo. Correremo anche in Francia e, speriamo, in Italia. Io cercherò di mantenere la condizione per tutto l’anno. E di arrivare in buona forma al Campionato Italiano.”
Gare, emozioni, motivazioni. La cosa più bella del ciclismo, per lei?
“Il ciclismo mi ha insegnato tanto. La cosa più bella è stato l’apprezzare i tifosi e l’amore che mi trasmettono. Una cosa che prima trascuravo, perché ero magari più concentrato su altro. Invece è bellissimo apprezzare queste cose e ricambiare.”
Un consiglio per un ragazzino che vuole fare il ciclista.
“Che si diverta, che si alleni. Prima di tutto, c’è il divertimento. Che ami il suo lavoro. I risultati arrivano. Si può sempre migliorare e fare buone cose!”
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