Fabio Aru è il corridore che rompe gli indugi in sala stampa. La prima conference press è la sua. Il corridore di punta italiano, colui che deve tenere alto il tricolore, se non altro perché lo indossa. Sembra tranquillo Fabio Aru, dice di essersi preparato bene per questo Giro nonostante qualche acciacco a inizio stagione e qualche serie di sfortunati eventi. Ma il primo pensiero di Fabio Aru va a Cezary Grodzicki, lo sfortunato corridore del Team Palazzago caduto alle Terre di Toscana e tuttora in coma farmacologico. Gli dedica un pensiero, anche perché Fabio occupava, da dilettante, al ritiro della Palazzago, lo stesso letto a castello dove dorme il corridore di Salvatore Commesso. E un forte in bocca al lupo di una pronta ripresa.
E poi parla del suo Giro.
“Un Giro da controllare in ogni tappa – illustra Aru -. Già dalla cronometro. Io una crono così breve non l’ho mai fatta. Sono sbarcato in Israele e già mi sono allenato. Un clima davvero strano. A Tel Aviv un caldo da non respirare, qui a Gerusalemme, città carica di storia e di fascino un pò meno caldo. Ma soprattutto ho scoperto dei posti incredibili per allenarsi. Strade larghe, saliscendi, dislivelli importanti. 1200 metri in poche ore di training. L’impatto con Israele è stato incredibile. Un paese magnifico”.
Senza girare attorno, Fabio Aru come sta?
“Sto bene, davvero. Credo di poter essere una pedina importante in questo Giro d’Italia. Oggettivamente lo Zoncolan, Colle delle Finestre e lo Jafferau che ho scalato in allenamento saranno fondamentali alla classifica del Giro. Anche se in una classifica ideale metto al primo posto Chris Froome a combattere ad armi pari con Tom Dumoulin. Io a fare da terzo incomodo. Speriamo bene. Posso contare comunque su un team importante, che mi sarà di supporto. Marcato è un grande, una scoperta per me. E un corridore forte e che mi insegna davvero il mestiere . E insieme a lui poi Conti, Polanc e tutto il team. Una squadra costruita proprio per questa corsa a tappe”.
Alexander Riabushenko è stato pedina fondamentale per far vincere Kristoff a Francoforte. Perché non portarlo al Giro?
“Mi sembra di rivedere in lui me stesso al primo anno. Quando ascoltavo Vincenzo Nibali a bocca aperta, curioso di apprendere tutto. Nibali era e rimane il mio idolo. Lui si che ha davvero vinto tanto. La curiosità che ha Riabu è la stessa che avevo io ad inizio carriera. Ed è raro trovarla tra i giovani neo professionisti. Lasciamolo crescere ma è un corridore dalle grandi doti”.
L’ultimo pensiero prima di lasciare la sala stampa da dove è stato fatto uscire perché al suo posto doveva entrare Tom Dumoulin è ancora per Cezary Grodzicki e tutti i giovani corridori. Forza grinta coraggio ma soprattutto attenzione alla sicurezza quando si è in corsa.