“Insistisi. Tien duro. ”…. un termine prettamente dialettale veneto. Ai box della gara per gli juniores, al campionato italiano alle Capannelle a Roma un genitore che fa il cambio ruota al proprio figlio in corsa, si affanna a incitare il ragazzo. Non ce la fa proprio il diciassettenne veneziano a restare in gara, nonostante un percorso adatto quasi agli stradisti.
E vede a oltre un giro, davanti a lui, il trevigiano Filippo Fontana, letteralmente volare verso la conquista del suo secondo tricolore consecutivo nella categoria juniores. Lungo il tragitto un Daniele Pontoni, cappellino bianco rosso verde in testa e in sella alla sua bicicletta, urla invece a Pippo Fontana che ormai manca poco, e si deve tener duro. I due volti di una stessa gara. Chi arranca, non ce la fa, nonostante il genitore – meccanico creda fortemente nelle possibilità del figlio, e chi invece si invola verso la vittoria, come un cavallo di razza.
Ed è il caso di dirlo, visto che si corre all’Ippodromo Le Capannelle di Roma. Filippo Fontana, trevigiano di Fregona, figlio d’arte, anche il padre Alessandro è un ex ciclocrossista di livello, si assapora la sua maglia tricolore. La seconda. Ma stavolta per rivestirla ha dovuto soffrire molto di più. Un incidente meccanico al suono della campana, la sabba dell’ippodromo ha creato problemi agli ingranaggi del cambio, gli ha concesso solo tre secondi di margine per salire sul gradino più alto del podio. Un Pippo Fontana un po’ sfrontato, un po’ guascone, sicuro dei propri mezzi.
“Difetti o defaillance su di me? Eh, mancano i piazzamenti nelle gare su strada. Però la mia multi disciplina è completa. Riposo forse quindici giorni in un anno, mi divido tra ciclocross, strada e mtb. Non è facile”.
E poi alla domanda: Il secondo anno da junior lo corri con il Caneva e da under23 con chi passerai? Risponde secco:
“Smetto di correre”.
E lascia basiti tutti. Mamma Maruska ciondola la testa.
“E’ un chiodo fisso di questo periodo. Forse sentirà un po’ di stanchezza, di pressione. Speriamo passi”.
Papà Alessandro, guardando con orgoglio il figlio fasciato dalla maglia più bella che al momento un padre possa sognare per un figlio risponde piccato:
“Filippo ha capito che è fatica correre in bicicletta”.
I due volti di una gara, la stessa, quella degli juniores. Chi non ce la fa ad arrivare al traguardo e dopo poche centinaia di metri di stacca e arranca con difficoltà sul percorso. E chi invece come Pippo, che guida la bicicletta come fosse sul velluto, che ha davanti a se un futuro d’oro e con i colori dell’iride, quasi quasi getta la spugna.
Ma a 18 anni si può conquistare il mondo oppure lasciarselo alle spalle. Di sicuro una boutade, di sicuro una battuta. Ma al tricolore delle Capannelle il cavallino di razza Filippo Fontana ha dovuto fare i conti con la fatica. “Un percorso insidioso, quasi da stradisti, dove ho dovuto veramente forzare, io che sono abituato ad andare nel fango e su tracciati ben più complicati. Complimenti comunque anche a chi è salito sul podio alle mie spalle”.
Ora Filippo Fontana è atteso all’ultima prova di Coppa del Mondo e poi ai Mondiali. Nella speranza che la crisi adolescenziale passi. Al massimo gli resta il liceo artistico. A lui piace disegnare. Un futuro campione di sicuro anche con carta e matita.
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