Nasce in pista e si districa benissimo tra gli avversari negli sprint. Il lombardo Stefano Moro, classe 1997, è ritornato al successo due domeniche fa sul circuito di Pianzano (TV) dopo un 2018 sotto tono a causa di problemi fisici.
Impegnato anche su pista con la nazionale italiana, cerca in questa stagione il riscatto anche su strada, mantenendo, però, i piedi per terra.
Il suo obiettivo di portare avanti il doppio impegno sia in pista che su strada è da quest’anno di più facile realizzazione grazie alla sua nuova squadra, la neo nata Arvedi Cycling Team, composta da giovani ragazzi elite, under 23 e pistard.
Finalmente è arrivata la vittoria sul circuito di Pianzano (TV), vittoria che avevi già ottenuto nel 2016 a Livraga (LO) al tuo primo anno tra gli under 23, e a Acquanegra sul Chiese (MN) nel 2017, nel 2018 invece tanti impegni in pista con risultati interessanti con la nazionale italiana e la tua ex squadra, la Gavardo, ora possiamo dire che hai trovato la tua “dimensione” anche nelle gare su strada?
“Si ,sono riuscito a vincere nei primi due anni, l’anno scorso ho avuto dei problemi fisici che mi hanno fatto passare una brutta stagione, quest’anno sono partito bene ma la stagione è appena iniziata e molto lunga, è presto per dirlo”.
Ti consideri un velocista puro?
“Si, mi considero un velocista puro!”
Qual è la cosa più importante durante uno sprint?
“La cosa più importante di sicuro è cogliere l’attimo e quando partire è difficile dirlo prima di una volata perché non sai mai in che posizione potrai affrontarla, se riesci a prenderla in testa o sei costretto a rimontare, appunto per questo la cosa più importante è riuscire ad indovinare il momento giusto che ti permetta di avere forza di spingere sui pedali fino alla linea del traguardo”.
Sei abile a farti spazio tra gli avversari?
“Sono nato in pista per cui questa cosa mi viene naturale”.
Durante l’esecuzione di una volata di gruppo, la pista ti sta aiutando più nella potenza o padronanza del mezzo?
“Praticare pista in una volata su strada ti aiuta in tutto, dalla padronzanza del mezzo all’esplosività quando inizia la volata, fino al colpo di reni finale visto che in pista per esempio in una corsa a punti spesso negli sprint riesci a racimolare qualche punto in più che nella classifica finale può fare la differenza”.
Qual è la specialità su pista che più ti piace e quella invece in cui ti esprimi al meglio?
“Sicuramente la Madison è quella che mi piace di più perché ti dà un sacco di adrenalina, poi non ho una specialità in cui mi esprimo meglio di un’altra”.
Vedi davanti a te più un futuro da pistard?
“Sinceramente non vedo ancora davanti a me un futuro da ciclista, perché è molto difficile farlo diventare un lavoro ed in pochi ci riescono, preferisco vivere alla giornata e cercare di cogliere tutte le occasioni che mi si presentano. Però posso dire che non mi dispiacerebbe un futuro da pistard”.
Una tua considerazione sulle difficoltà attuali che sta attraversando la pista quanto a impianti…
“Considerando i risultati che si sono ottenuti negli ultimi tempi è impensabile che una nazione come la nostra non abbia un impianto dove preparare gli appuntamenti più importanti. Non solo, non avere un impianto che garantisca un’attività invernale non fa avvicinare i giovani alla scuola della pista e nelle categorie giovanili è importantissimo praticarla per imparare ad avere padronanza del mezzo”.
Cominci ad andare in bicicletta da giovanissimo, inizi dalla categoria “G1”, ci racconti un particolare del tuo inizio?
“Alla mia prima gara da G1 ero in testa fino a 50 mt. dall’arrivo e per colpa di un tombino mi è caduta la catena ed ho finito terzo. Alla fine ero arrabbiatissimo e non ho parlato con nessuno per una settimana fino alla domenica successiva quando ho vinto per la prima volta!”
Qual è lo spirito del tuo attuale team, la neo nata Arvedi Cycling?
“Cercare di cogliere qualsiasi occasione che ci si presenta davanti”.
Affronterete solo un tipo di calendario per ruote veloci?
“Si, le gare veloci andranno per la maggiore ma faremo anche gare impegnative. Plebani, Viviani e Giordani possono vincere anche in gare abbastanza impegnative con arrivo di un gruppo ristretto”.
Essere all’interno del team Arvedi ti facilita nel portare avanti il tuo doppio impegno strada/pista o a sviluppare ancora di più quelle che sono le tue caratteristiche?
“Si questo progetto, a me ed ai miei compagni, ci facilita appunto nel portare avanti sia la pista che la strada e questa è una bella opportunità”.
Quali obiettivi hai in questa stagione?
“Non ho obiettivi, come è lo spirito del nostro team cerco di cogliere ogni occasione utile per fare bene. Una gara però dove mi piacerebbe vincere è il Circuito del Porto, perché sono vicino a casa, perché la organizza la Arvedi e perché mio papà ci teneva molto a questa gara”.