“Scusate se è ottobre inoltrato e se vi invio questa richiesta. Ma sono uno juniores che passa under23. Ho vinto una gara, ho fatto dei piazzamenti ma non riesco a trovare una squadra disponibile che mi possa fare spazio”
”Sono un under23 al secondo anno, la mia squadra dello scorso anno ha ridimensionato l’attività e per me non c’è posto. Mi sono sempre sacrificato per i miei compagni ed ora mi ritrovo a piedi”
“Sono corridore polacco, ho questo curriculum, io volere venire correre in Italia, tu hai spazio per me?”
CURRICULA SENZA SPERANZA – Potremmo andare avanti all’infinito. Alcuni curricula fanno davvero piangere il cuore. Corridori che potrebbero avere un futuro roseo davanti e invece sono costretti a scendere di sella. Qualcuno si butta nel mondo dei cicloamatori, qualcun altro si ricicla come massaggiatore o meccanico, il mondo dei professionisti espelle corridori validi per prendere dei neoprofessionisti che magari hanno fato zero risultati.
Insomma a fine stagione è sempre lo stesso refrain. Ma purtroppo il tunnel del ciclismo italiano si sta restringendo sempre di più. Gli sponsor scelgono altri sport sui quali investire, dove si dice ci sia meno doping (o magari viene nascosto meglio dalle dirigenze), dove ci sono meno controlli fiscali, le squadre hanno budget ristretti, meno posti in squadra, le aziende tecniche il materiale lo fanno pagare.
Insomma per questi ragazzi, italiani, è sempre più difficile trovare spazio nei team di tutto lo stivale. Dall’estero arrivano curriculum di tutti i tipi. Quelli dall’Africa sono i più strappalacrime, con biciclette che i nostri atleti non userebbe nemmeno per andare a campi, abbigliamento vintage originale arrivato chissà come. Se dovessimo aiutare tutto il mondo ciclistico, un pò come per l’accoglienza, non ce ne sarebbe per nessuno.
I direttori sportivi sono costretti a dire sempre più spesso di “no” a nostri corridori, anche a quelli vincenti.
LE EMAIL, QUELLE BELLE – E poi… alle 15,54 di un mercoledì di metà novembre a squadre ormai chiuse arriva lei. Bella come il sole, semplice e, allo stesso tempo, imbarazzante. Non parliamo di una bella ciclista ma della mail inviata a pioggia dal Settore Tecnico Federale ad una serie di squadre dilettantistiche.
Guardiamo e riguardiamo la provenienza della mail che ci viene prontamente recapitata in redazione e segnalata da alcuni team manager: eh si, c’è scritto proprio STF. Struttura Tecnica Federale.
Si tratta di un invito a prendere visione del curriculum di un corridore messicano Under 23. Per carità nulla di male, magari a qualche squadra serve proprio un corridore straniero, uno che viene dal Messico per la precisione. Insomma: la FCI, senza saperlo, ha inaugurato un nuovo servizio, uno di quelli che di solito vengono forniti, a pagamento, dai procuratori. Senza pressioni, sia chiaro, ma “per opportuna conoscenza” delle squadre italiane.
Giusto che il Settore Tecnico Federale si faccia portavoce anche di istanze provenienti da altri Paesi: viviamo in un mondo globale, ma magari sarebbe più opportuno che si occupasse di incentivare maggiormente il ciclismo nostrano, magari proprio qualcuno di quei numerosi juniores che il prossimo anno non troveranno squdra, magari con qualche accorgimento tecnico da proporre al Consiglio Federale.
E allora noi un suggerimento a quei ragazzi italiani che sono ancora senza squadra, vogliamo darlo. Scrivete alla Struttura Tecnica Federale, magari una squadra non si troverà lo stesso, ma almeno gli uffici della FCI comprenderanno che è arrivato il momento di cambiare rotta per dare un futuro a questo movimento.
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