Alla ricerca del riscatto lo è anche il trentino Riccardo Lucca. Classe 1997, di Rovereto, dopo stagioni altalenanti è alla ricerca in questo anno del rilancio a cominciare da una nuova formazione, la Work Service Videa Coppi Gazzera.
Nuovo team, nuovi stimoli per quella che dovrà essere una stagione che scopra le doti di questo corridore dalle forti potenzialità non ancora del tutto espresse.
Una tua personale valutazione sul tuo percorso da under 23 compiuto fino ad ora…
“La mia esperienza nella categoria under 23 fino ad ora la considero un insieme di alti e bassi, nel complesso non mi sento completamente soddisfatto, a causa di molti fattori che negli scorsi anni si sono presentati. Molto spesso la responsabilità è stata mia perché non ho seguito i consigli che arrivavano dalle persone che mi stanno vicino, ma altre volte sono stati anche fattori legati ai team di cui ho fatto parte e che non hanno favorito il mio percorso”.
Stai vivendo una nuova stagione con un nuovo team, generalmente cosa cerca un giovane corridore come te quando decide di cambiare squadra?
“Quest’anno ho deciso di cambiare squadra appunto per “prendere la rivincita” rispetto alle stagioni passate; dopo i primi due anni passati in Zalf e la scorsa stagione in Colpack, ho scelto la Work Service Videa Coppi Gazzera, dove posso avere più spazio e quindi più stimoli in vista dell’ultimo anno di under 23. In più è per me una novità essere in gara con mio fratello Simone, e per di più nella stessa squadra; anche questo è un input in più con la possibilità di potersi aiutare a vicenda e una spinta in più in allenamento e a casa quando si è giù dalla bici.
In genere quando un corridore cambia squadra è in cerca di novità, che si traducono in stimoli per superare qualche difficoltà che si è presentata nel suo percorso, che può essere causata da compagni, allenatori, dirigenti oppure semplicemente per ‘ritrovarsi’, come nel mio caso dopo alcune stagioni non sicuramente al 100%”.
Possiamo quindi affermare che il tuo potenziale non è ancora uscito del tutto?
“Si, sono decisamente d’accordo in questo. Dopo i risultati ottenuti nelle stagioni da junior, il primo anno è stato una sorta di transizione nel mondo dei dilettanti e infatti nel secondo anno sono arrivati i primi risultati con due vittorie, la partecipazione al Giro d’Italia u23 e una convocazione in Nazionale Italiana in Colombia. Per la terza stagione ho cambiato squadra, dove ho trovato uno staff molto organizzato e disponibile, ma non mi sono trovato completamente a mio agio; qui è arrivata comunque una vittoria e altre esperienze all’estero. Quest’anno, spronato da Ilario Contessa, con cui ero già stato in squadra da secondo anno, sto lavorando per ritornare ai livelli che inseguo da qualche stagione”.
Su che cosa ti stai focalizzando in questa stagione e che cosa ti aspetti in questo 2019?
“Per questa stagione, come anticipato prima, mi aspetto di raggiungere gli obiettivi che ad inizio anno mi sono prefissato con la squadra, che sono il ben figurare quando arriveranno le corse più adatte alle mie caratteristiche, così da assicurare la qualificazione e poter prendere parte al Giro d’Italia u23, dato che l’anno scorso non ho potuto parteciparvi.
In questa stagione sto dando importanza al mio peso, che è uno dei fattori di cui parlavo prima al quale non ho dato la giusta importanza le scorse stagioni. Sotto questo aspetto ho lavorato bene fino alle prime corse, poi, causa un’influenza, lo ho dovuto un po’ trascurare, ma ora sto riprendendo da dove avevo lasciato. Un altro aspetto che sto perfezionando è la specialità della cronometro, per cui mi sento molto adatto, ma non sono ancora riuscito a dimostrare i miei valori”.
Hai ottenuto ad oggi tre vittorie tra gli under 23, tra cui “La Bolghera” di Trento e a Pian della Mussa (TO), quali ricordi hai di questi successi e come sono maturati?
“Si, le vittorie individuali in questa categoria sono state tre, la prima nella gara di casa a Trento che è stata un’emozione unica vincere in solitaria sul “mondiale dei trentini”, come lo chiamiamo scherzosamente qui in provincia, e l’ultima l’ho ottenuta nell’arrivo in salita della Ciriè – Pian della Mussa.
Quest’ultima vittoria è arrivata in una corsa che, prima della partenza, avevamo previsto quasi perfettamente nella riunione di squadra. In pratica il pericolo principale del percorso iniziale era la possibilità che uscisse una fuga numerosa prima di arrivare ai piedi della salita, ed effettivamente è stato proprio cosi, ma ero presente nella testa della corsa con altri tre compagni e siamo riusciti a gestire l’avvicinamento alle fasi finali della corsa. Dopo la seconda parte della gara, che si svolgeva su un percorso abbastanza nervoso, siamo arrivati alla lunga salita verso l’arrivo, che ho affrontato quasi completamente in solitaria. Conservo ancora i video che sono stati girati al seguito in ammiraglia, durante la mia salita, e quando dalla macchina mi incitavano ascoltando la cronaca di radio corsa durante il mio arrivo… sono proprio dei bei ricordi che vanno oltre la solita foto ufficiale, è qualcosa in più di come si vive un risultato anche da parte delle persone che lavorano tutta la stagione alle nostre spalle”.
Hai detto che ti senti portato per le cronometro, hai vinto anche una gara completamente pianeggiante a Vigonza (PD), ti consideri un corridore completo?
“La vittoria a Vigonza è scaturita da un’azione molto coraggiosa, in una gara che ero andato a fare fuori programma, infatti il giorno dopo avrei dovuto correre a Rovescala. Quel giorno era uscito un gruppetto che ha caratterizzato la corsa, quando ci stavamo avvicinando ai 25-20 chilometri all’arrivo è stato ricucito il gap e ho attaccato in contropiede, ma soltanto dopo essere rimasto in solitaria mi sono reso conto che era molto distante il traguardo, alla fine però ce l’ho fatta lo stesso ad arrivare con un minimo margine sul gruppo.
Mi considero un corridore con caratteristiche da passista – scalatore; mi trovo molto a mio agio sulle salite lunghe e su percorsi selettivi, ma mi difendo anche in pianura e con il vento. Come detto poc’anzi anche a cronometro me la cavo bene, anche se non sono ancora riuscito a centrare il risultato pieno in una gara contro il tempo, se non in una prova a cronosquadre con il Team Colpack l’anno scorso. L’importante per me è non arrivare in volata!”
Ti è mai capitato di pensare di voler essere un corridore con caratteristiche diverse da quelle che hai?
“Sinceramente no, le mie caratteristiche mi piacciono e mi si addicono dal punto di vista del mio carattere; certo che un po’ più di esplosività, come dicevo prima, non farebbe male, ma mi rispecchio in alcuni corridori che vediamo in tv, quindi non mi vedrei proprio nelle vesti di un velocista”.
Quando vieni ripreso dopo una lunga fuga, ti prende lo sconforto oppure ti senti ugualmente appagato per la bella azione e pensi già alle prossime occasioni?
“Quando vai in fuga per molti chilometri ti devi gestire molto bene, meglio se fai parte di un gruppetto abbastanza numeroso se sei lontano dal traguardo. Se sei all’attacco per favorire il lavoro dei tuoi compagni di squadra che restano in gruppo in vista dell’arrivo, quando vieni ripreso sei solamente soddisfatto perché hai svolto il tuo compito e comunque hai contribuito all’obiettivo, pur sempre mantenendo una certa possibilità di giocarti le tue chance. Se invece eri in fuga per provare a fare risultato e vieni ripreso, beh… non sei molto contento, ma comunque bisogna essere consapevoli di aver lavorato in vista di altre possibilità nelle gare successive.”
Come accennavi prima, sei stato convocato nel 2017 con la Nazionale Italiana per la Vuelta de la Juventud in Colombia, quali impressioni hai avuto del ciclismo colombiano in forte espansione?
“La convocazione alla Vuelta de la Juventud è stata una bella esperienza, a tratti un po’ avventurosa e particolare, ma una bella corsa in genere.
La nostra squadra in questa corsa ha sofferto sin dal primo giorno per vari fattori: siamo arrivati il giorno prima della corsa, oltre venti ore di viaggio e il fuso orario non sono stati dalla nostra parte per iniziare da subito ad essere competitivi; l’altitudine molto spesso era importante e non eravamo abituati. Per questi fattori non siamo riusciti a figurare al meglio delle nostre possibilità.
Il ciclismo in Colombia è uno sport molto sentito, al passaggio della corsa lungo i paesi tutte le persone facevano un tifo fantastico, i bambini uscivano dalle scuole e aspettavano il nostro passaggio lungo la strada come se fosse una festa e l’accoglienza della gente è qualcosa di eccezionale.
Fa molto piacere che poi ci sia stato un reciproco impegno della Federazione Colombiana che ha fatto partecipare una rappresentativa al nostro Giro d’Italia, che tra l’altro ha molto ben figurato, dimostrando come il livello del ciclismo anche in questo paese non sia per niente inferiore all’Europa o ad altri paesi più blasonati in questo sport”.
I tuoi prossimi impegni?
“I miei prossimi impegni riguardanti il mese di aprile sono due weekend molto intensi: questo fine settimana sarò impegnato all’internazionale di Collecchio (PR), e alla Vicenza – Bionde, mentre martedì 16 sarò in gara a Mercatale Valdarno (AR). Il prossimo fine settimana, invece, ho in previsione le due internazionali di San Vendemiano (TV) e il Palio del Recioto a Negrar (VR), una corsa che mi ha sempre affascinato!”